top of page
darbo01.jpg

Come confrontarsi col mondo attuale, che sprofonda sempre più in un baratro senza fine? Come esprimere il proprio profondo disagio? La pittura mi è apparsa un buon viatico.

 

Ho scelto, in esplicita continuità con la pittura informale, colori, segni, parole e materia(li).

 

I colori, pochi ed essenziali, bianco, nero, grigio, rosso e il colore della terra, contrapposti o sovente assemblati attraverso (minime) variazioni cromatiche. Non è sempre necessario “urlare” per comunicare il proprio pensiero.

 

I segni, tortuosi, sghembi, sgarbati a volte, su grandi teloni a sottolineare la intensità del concetto intrinseco alla composizione. Appena accennati, quasi timidi, trattenuti o... sussurrati nei lavori (quasi) monocromatici o più intensi e marcati con olio o grafite nei quadri (più) policromi.

 

Le parole, volte a richiamare l’impulso che ha dato vita all’opera, esprimono un dubbio o alludono a un evento contemporaneo o citano avvenimenti significativi del passato, spesso ignorati o dimenticati.

I materiali infine: colori ad olio, ad acqua, cemento, carta, cartone, colla, resine, libri smembrati, spago o fil di ferro, grandi teloni di canapa o semplici tracce di materiali in guisa di reperti di vissuto, per richiamare accadimenti rilevanti della storia umana.

 

Attraverso le mie opere voglio fare emergere l’idea e la consapevolezza che una realtà migliore sia possibile: il premio Nobel Jose Saramago ha scritto: “Questo mondo non va bene, che ne venga un altro”. Un'utopia? Forse, ma le utopie fanno camminare, cosicché non posso sottrarmi a questo imperativo!

 

Non pretendo di offrire soluzioni, ma ritengo un dovere etico interrogare il nostro tempo. La mia pittura non cerca di compiacere l’idea corrente di “bellezza”, né si adegua al gusto estetico di chi la osserva; al contrario, con la sua consapevole imperfezione, vuole stimolare e turbare, dando vita ad un dialogo vivo e partecipe con lo spettatore. Tale ritengo sia il ruolo dell’artista contemporaneo e la funzione dell’atto creativo.

​

— Guglielmo Darbo

bottom of page